Oberon

Uscire dalla routine. Per questo motivo Marco riesce a convincere il suo socio ad accettare quella commessa così particolare. Il lavoro è semplice e ben pagato, ma non saranno i soldi ad attirare i due ragazzi, sarà l’originalità della rischiesta, il potersi finalmente occupare di qualcosa di diverso. Con questo spirito accetteranno, «convinti di poter gestire il gioco, convinti di essere troppo in gamba per poter perderne il controllo. Vivendo con spavalda incoscienza quel momento, come ogni preda si gusta l’esca nell’attimo esatto che precede l’angoscia della cattura».
Da quel momento una scia di sangue travolgerà la città e le loro esistenze.
Ad essere travolta sarà anche la vita di Marina, che a Milano studia musica e cerca di gestire il suo talento, di credere in se stessa. Sarà  risucchiata da una catena di eventi cui dapprincipio non riuscirà neppure a dare un significato e che la costringeranno a misurarsi con angosce e perdite insopportabili.
Su tutti il “vecchio”, una persona misteriosa e sfuggente, l’ideatore di quel “gioco” che attraverso enigmi incomprensibili emette sentenze crudeli ed inique.
È una storia tragica, cattiva, è la dimostrazione che anche il colpevole può essere vittima, che il concetto di “colpa” dovrebbe essere ridiscusso.